Curricolo verticale
“Il curricolo di Istituto è espressione della libertà di insegnamento e dell’autonomia scolastica e, al tempo stesso, esplicita le scelte della comunità scolastica e l’identità di istituto”
(Indicazioni Nazionali per il curricolo, 2012)
Il curricolo può essere definito come uno strumento di organizzazione dell’apprendimento, frutto di un lavoro collettivo, interno alla scuola, di “traduzione” delle Indicazioni Nazionali, valide come riferimento normativo su tutto il territorio nazionale, in modalità di lavoro attuabili e contestualizzate, flessibili ma al tempo stesso utili come traccia “strutturante”, per una didattica ben articolata e orientata all’acquisizione di competenze.
La progettazione del curricolo, costruito collegialmente e localmente, è un’occasione preziosa per stringere un patto tra professionisti diversi all’interno della scuola, nonché tra scuola e territorio, facendo della realtà locale un ambiente che diventa comunità educante. È anche un’occasione per il corpo docente per rinnovare la riflessione sulle proprie convinzioni e scelte didattiche, sulla necessità di stabilire una coerenza tra prassi quotidiane e Indicazioni ministeriali, nell’ottica di una didattica generativa, orientata alla costruzione di competenze.
Progettare un Curricolo Verticale significa valorizzare al massimo le competenze dei professionisti che lavorano nei diversi gradi della scuola, chiedendo loro di lavorare insieme con flessibilità e reciproca curiosità, e al tempo stesso dare massima fiducia agli studenti, immaginando per loro un percorso che tenga conto del bagaglio di competenze che gradualmente vanno ad acquisire, tra elementi di continuità e necessarie discontinuità.
Progettare insieme un Curricolo Verticale non significa quindi solo dare una distribuzione diacronica ai contenuti didattici. Significa progettare un percorso unitario scandito da obiettivi graduali e progressivi, che permettano di consolidare l’apprendimento e al tempo stesso di evolvere verso nuove competenze. Come? Imparando a lavorare in sinergia e contaminando modalità didattiche fino ad oggi di appartenenza esclusiva dell’uno o dell’altro grado scolastico.
Per quanto riguarda l’apprendimento delle lingue straniere, l’opportunità di una progettazione verticale del Curricolo linguistico è supportata dal Consiglio d’Europa che, nell’ultimo ventennio, ha emesso numerosi documenti a favore di percorsi continui ed efficaci per l’apprendimento delle lingue comunitarie. Tali documenti hanno costituito dei veri e propri punti di riferimento per strutturare pratiche e proposte per il raggiungimento di livelli standard di competenza nei diversi paesi e per la promozione del plurilinguismo e della cittadinanza europea.
Il primo e ancora oggi imprescindibile documento per orientarsi nella strutturazione di un curricolo di LS è senz’altro il Quadro Comune Europeo di Riferimento, pubblicato nel 1996 dal Consiglio d’Europa. Tale documento promuove la prospettiva del lifelong learning e fissa sei livelli di competenza (A1, A2, B1, B2, C1, C2) che costituiscono i parametri di valutazione condivisi nell’Unione e che fanno riferimento a livelli di “padronanza” comunicativa della LS.
Un passaggio importante e un invito a una prospettiva sempre più “longitudinale” nella progettazione di percorsi didattici (non solo di LS) è la Raccomandazione del 18 dicembre 2006 relativa alle 8 Competenze Chiave per l’apprendimento permanente. Negli 8 punti enucleati risalta la comunicazione nelle lingue straniere, associata a competenze di mediazione e di comprensione interculturale. Tra le 8 competenze troviamo, inoltre, Imparare a imparare, che esplicita l’importanza della metacognizione nei processi di apprendimento e invita i docenti a una didattica che valorizzi la consapevolezza degli studenti rispetto alle proprie modalità di apprendimento e al proprio percorso.
Muovendoci tra le maglie dei documenti ufficiali e al tempo stesso tenendo presente l’esperienza di realtà locali, ci siamo chiesti in che modo si potessero supportare i docenti di lingua inglese nella progettazione concreta di un curricolo verticale, fatto di aspetti di continuità tra la didattica della Scuola Primaria e quella della Scuola Secondaria di Primo Grado, e inevitabili, anzi necessari, aspetti di discontinuità.
Abbiamo fatto ricerca, ascoltato molte voci e chiesto a docenti di ordini di scuola differenti di raccontarci il loro punto di vista:
- Che cosa i docenti della Scuola Secondaria di Primo Grado dovrebbero accogliere maggiormente del lavoro che si fa alla Scuola Primaria?
- Quali aspetti delle modalità didattiche abituali nella Scuola Primaria andrebbero mantenuti e promossi nella Scuola Secondaria di Primo Grado?
- Che cosa i docenti di Scuola Primaria potrebbero fare in più o diversamente per andare incontro alle aspettative dei docenti di Scuola Secondaria?